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Passato e tradizioni della Costiera Amalfitana

La storia della "divina costa" di Amalfi

By Amalfi Coasting


Scrive il geografo greco Strabane nel I secolo a. C. che la costa da Sorrento a Paestum aveva un aspetto divino, ma era completamente disabitata. L'unico centro abitato esistente in quei luoghi era l'etrusca Marcina, che corrispondeva forse con l'odierna Vietri sui Mare.

Con l'avvento di Tiberio sul seggio imperiale romano e la sua scelta di stabilire la propria residenza sull'isola di Capri, ebbe inizio un fenomeno di popolamento del Sinus Paestanus e del Sinus Neapolitanus consistente nella edificazione di sontuose ville marittime da parte dell'aristocrazia senatoria ed equestre, un fenomeno che potremmo a giusta ragione definire come "turismo imperiale".

In prima luogo sorsero ben dodici ville sulla sola isola di Capri; quindi molte altre furono realizzate tra il Capo Minerva e la Costa d'Amalfi la cui denominazione di quel tempo e a noi sconosciuta.

Villa romana di Minori

La più grande villa marittima romana individuata lungo la Costa d'Amalfi e di certo quella di Minori, scoperta per puro caso nel 1932 e scavata solo per meta. Essa occupava gran parte della zona bassa dell'odierna citta costiera; aveva l'ingresso principale dalla parte del mare, era circondata da un peristilio con piscina centrale e viridarium e conteneva numerose stanze affrescate ed abbellite con mosaici. Molte di queste ville marittime e rurali furono coperte dal materiale lavico eruttato nel 79 d.C. e trasportato successivamente a valle a causa di piogge torrenziali ed alluvioni.

E' stato di recente proposto un possibile collegamento dei nomi dei centri abitati che successivamente si formarono nei siti delle ville con gli onomastici dei loro probabili proprietari. Pertanto "Positano" potrebbe derivare da Posides (liberto di Claudio e costruttore di ville), "Amalfi" da Amarfia (una gens romana di Benevento), "Ravello" da Ravelius (personaggio romano africano).

Villa romana di Minori

La vita apparentemente interrotta lungo la Costiera in realtà ricevette un nuovo e duraturo incremento nel corso del IV secolo, a seguito del graduale disfacimento dell'impero d'Occidente: ne costituiscono prove determinanti i ritrovamenti effettuati ad Amalfi, Minori, Scala, Tramonti e Ravello.

II più antico documento che attesta l'ingresso ufficiale di Amalfi nella Storia e una lettera scritta da papa Gregorio Magno nel 596, con la quale il pontefice richiamava Pimenio, vescovo della città, a risiedere nel castrum e a non "vagare per diversi luoghi", in modo da essere di buon esempio per la popolazione.

Questa lettera fornisce alcune utili informazioni: in primo luogo, Amalfi era una civitas-castrum, cioè un avamposto militare bizantino lungo i confini meridionali del ducato di Napoli particolarmente utile nel fronteggiare i minacciosi Longobardi già presenti nella regione; in secondo luogo, era già una sede vescovile, per cui dovette costituirsi perlomeno nel V secolo come luogo di rifugio per i profughi campani che scappavano di fronte alle orde germaniche.

Il territorio del Ducato di Amalfi comprendeva l'intera costiera che va da Cetara a Positano, i centri collinari di Tramonti, Scala e Ravello, la terra montana di Agerola, l'area stabiana, l'isola di Capri. Le uniche due citta erano Amalfi e Atrani, sedi dell'aristocrazia mercantile e dei poteri civile ed ecclesiastico; alla fine dell'XI secolo, quando il Ducato entro nella sfera d'influenza normanna, pure Scala e Ravello ascesero al rango urbano e patrizio.

La Costiera fu trasformata dagli antichi amalfitani in un paesaggio agrario fortemente caratterizzato da terrazze coltivate a gradoni, sostenute da macere.

Ogni spazio disponibile fu utilizzato allo scopo d'impiantare colture redditizie; mentre le zone montane furono adibite soprattutto a boschi per la produzione di legna, elemento di fondamentale importanza per !'industria e per il commercia. In tal modo furono individuate particolari aree per l'impianto di specifiche coltivazioni. Le più antiche furono i vigneti e i castagneti, diffusi entrambi in varie zone del territorio.

In particolare, i vigneti furono introdotti dai Romani, come provano i ritrovamenti archeologici del I secolo d. C. della località Polvica di Tramonti.

Così, col trascorrere del tempo, varie qualità di uve per la vinificazione e da tavola apparvero a Tramonti, ad Agerola, a Scala, nel territorio stabiano.

Tra i vini più pregiati vi era quello "greco" di Lettere, venduto anche a Minori. Le grosse e saporite castagne "zenzale" erano, invece, prodotte nei castagneti di Scala ed esportate in Africa settentrionale.

Nel corso del XIII secolo si svilupparono, grazie ad un clima più mite, gli uliveti, distribuiti lungo tutta la costa. In particolare, dalle olive di Ravello e di Scala si produceva un olio leggero e finissimo, specialmente nei "trappeti" (frantoi) operanti lungo il fiume di Minori. Alberi da frutta, quali noci, meli, peri, albicocchi, erano, inoltre, presenti in molte località del territorio amalfitano; famosi erano i fichi di Ravello, nonché i fichi d’India e le carrube di Furore.

Una coltivazione d'origine orientale, introdotta dagli Amalfitani durante I' Alto Medioevo in Costiera e destinata a un enorme sviluppo nei secoli seguenti, fu quella del limone. Cosi sin dal X secolo presso le spiagge di Cetara, Maiori e Minori abbondavano i limoneti, che producevano limongelli de India, i limongelli piccioli, i nostrati, i Costa, i ponziri, i cetrangoli, i marangoli, che venivano esportati, durante il XV ed il XVI secolo, in molte regioni d’Italia.