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La Strada sulla bellezza

Come se la meraviglia che si gode di lassù sia la cosa più semplice al mondo.

By Anna


Tanto mi avevano detto e tanto raccontato di un posto dove il paesaggio era magia, dove il cuore diventava leggero e l'animo sgombro. Tanto parlare. Fino a quando non decisi di vederlo di persona.

Di viaggi ne avevo fatti lungo il nostro antico "stivale" e in giro per il mondo.

Eppure quando mi giungevano descrizioni della Costiera amalfitana mi sentivo incolta.

Si dice che ciò che conta di un viaggio è il viaggio stesso non la meta. E non sapevo che potesse esistere un posto dove queste due cose si congiungevano e scambiavano continuamente.

Nel corso dei secoli l’uomo è spesso ricorso ad artifizi architettonici, organolettici, enfatici, o illusionistici per conquistare gli animi e i cuori. Dove arrivai io, tutto era invece superbo nella sua bellezza. Senza sforzo, solo perchè lo era e basta.

Dopo lo stupore provocato dalla bellezza del paesaggio e di un percorso che ti ubriaca di ridondanti curve e di vertigini emotive, ho deciso di fermarmi a Praiano, un paesino tagliato in due dalla via che porta a Salerno.

Mi chiesi come fare per fissare eternamente nella mente quel mare, quei colori, quel respiro che fa ossigenare gli anfratti più remoti del cuore. I punti di vista sembravano troppi e diversi. Dovevo cercare un centro sulla lunga via.

Accadde per caso. O perlomeno sembrò un caso. Un ristorantino gentile di aspetto, arredato coi sorrisi e tappezzato di cortesia. Con un ingresso semplice e una sorprendente scalata verso la terrazza.

Questa si apriva verso la bellezza con naturalezza. Come se la meraviglia che si gode di lassù fosse la cosa più semplice al mondo. Sembrava di essere su un balcone di una casa della costiera.

I tavolini e un chiacchiericcio leggero ed entusiasta di sottofondo mi spinsero a sedermi.

Prima un bicchiere di vino, poi una ricetta, poi l'altra. E la morbida accoglienza di persone che sembravano figure dipinte in una scenografia.

Il mondo mi sembrava diverso. Persino le mani, che organizzavano il mio pranzo tra forchette, tovaglioli e bicchieri, sembravano diverse. Sentivo i sensi danzare insieme e la mia gratitudine sgorgava a fiotti.

Chiesi dell'autore di quell'affresco. Ubaldo, mi dissero. “Baldo”, ovvero coraggioso pensai, uomo di altra tempra doveva essere colui che aveva realizzato quell'affaccio sul paradiso.

Chiacchierai con Silvia e Nicola, eredi dei sogni di quest’uomo e della sua forza.

Poi seppi di mamma Maria che da cinquant'anni coltivava nella sua "chiazza" (un pezzo di terra agricolo, mi fu spiegato) i suoi adorati fiori di zucchini. Fiori di piacere direi, quando, ripieni di ricotta, vengono immersi in una pastella dorata e offerti al centro degli appetiti dei fortunati clienti.

Doveva essere una magica "chiazza”, pensai, quella da dove provenivano i prodotti serviti sulle tavole dei curiosi ammiratori di tanta bellezza. Vidi il godimento disegnarsi sui volti di chi assaggiava "lo scialatiello con zucchine gamberi e limone".

Allora chiesi il nome di quel posto. La risposta fu semplice, quasi scontata direi oggi: La Strada.

Sono un viaggiatore innamorato dei suoi viaggi, ma potrei essere un turista, uno scrittore, una suora, un aristocratico,un prelato, un politico, un attrice o mille altri. Sono chiunque si possa incontrare sulla Strada. Che si affaccia sulla bellezza.

Link al sito del Ristorante la Strada

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