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La chiesa di Santa Maria a Castro

Dal suo piazzale si vedono Positano e i faraglioni di Capri

By Diana Spada


La Chiesa di Santa Maria delle Grazie sorge sull'altura della valle detta "Campo", dalla quale si domina con lo sguardo tutto l'orizzonte fino alla punta Campanella, con i faraglioni di Capri e le isole de Li Galli.

Le origini della chiesa sono sconosciute per la mancanza di documentazioni ufficiali. Tra le varie ipotesi quella più attendibile, si rifà all'origine della parola "Castro” o “Castra" cioè “località fortificata contro le incursioni".

Il luogo dedicato al culto fin dalle prime antropizzazioni, per la bellezza della natura e per la solennità della solitudine, potrebbe giustificare la forma di ara sacrificale, inglobata nella prima navata, che costituì il primo nucleo della Chiesa, sviluppatasi in ere successive fino a comprendere le cinque campate odierne.

Notizie certe della chiesa risalgono al 1430, quando fu costruita la navata sinistra. Nel 1599 questa fu donata ai padri domenicani. Per onorare tale donazione, fu costruito il cenobio per ospitarli e, all'interno della chiesa, fu eretto l'altare a S. Domenico (nella navata più a sud che affaccia sul mare, ricavata dalla chiusura del porticato pre-esistente). Con l'insediamento dei domenicani furono apportate notevoli e molteplici modifiche interne ed esterne al complesso, le due navate della chiesa primitiva adiacenti al campanile, furono chiuse e adibite al seppellimento dei morti, come confermato dal ritrovamento di nicchie "scolatoi", e successivamente come deposito. La Chiesa fu amministrata dai padri Domenicani fino alla soppressione dell’Ordine da parte di Giuseppe Bonaparte. Passò poi all'amministrazione della chiesa di San Gennaro. La chiesa è a cinque navate, costruite in varie fasi. Il soffitto con volte a crociera e a botte, denota che fu costruita in epoche diverse. La navata sinistra conserva un prezioso affresco nella zona absidale della Madonna con il bambino.

Il perno della composizione è costituito dalle volumetrie del Cristo e della Madonna, intorno alle quali sembrano ruotare gli altri personaggi. Il Cristo seduto sul trono, e la Madonna, inserita nella moderna architettura classica del trono-baldacchino, organizzano lo spazio in maniera calcolata: in esso prendono posto gli angeli e i santi. La rimozione di un corpo di fabbrica e stucco di epoca settecentesca ha permesso una completa lettura dell'opera che si sviluppa su due ordini. Il registro superiore è occupato dall'immagine ieratica del Pantocratore in trono con ai lati i Santi Pietro e Paolo ed angeli; la parte inferiore Vergine con Bambino con i Santi Nicola e Giovanni Evangelista. Probabilmente l’ante quem offerto dal documento di fondazione del 1430 offre lo spunto concreto per collocare l’opera negli ultimi decenni del secolo, avallato anche dalla presenza di un chiaro intreccio di influenze iberiche nel registro superiore ed una maggiore adesione ai modelli marchigiani in quello inferiore. La forma del baldacchino, dai motivi antichizzanti e con uno sviluppo prospettico del soffitto, denota un deciso superamento delle forme del trono cuspidate, ancora rappresentate oltre la metà del secolo, e spinge la cronologia in avanti.

Nell’abside della navata centrale si può ammirare invece un affresco dello “ Spirito Santo”.

Sulla parte della navata di sinistra c’è uno stipo decorato, attraverso il quale si entrava nella cappella primitiva.

La Cappella primitiva si trova a sinistra della chiesa ed è decorata con tre affreschi molto belli che si trovano nel transetto sinistro: l’affresco de “il martirio di San Sebastiano”, l’affresco di “San Bernardino da Siena” e quello della “Scena biblica raffigurante la sepoltura di Gesù”.

Il convento, articolato su due piani, riprende la struttura delle case a volta del territorio amalfitano: al pianterreno refettorio e cisterna, al primo piano quattro celle, cucina e forno. Interessante il gioco delle volte di copertura del primo piano, che presentano un doppio ordine di volte, sistema diffuso nell'area, che assicurava una perfetta coibentazione.

In una delle celle del convento si trovano i resti di un affresco di una “Crocefissione”.

Guarda il nostro video

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